Emanuela Dal Pozzo

Nata a Treviso si trasferisce nel 1990 a Verona.

Pubblicista, drammaturga e scrittrice di romanzi storici, dal 1980 si dedica alla ricerca nel teatro, nella scrittura e nella pittura, della quale indaga forme e colori.

Le mie opere figurative, sono solo occasionalmente riprese en plain air ( come la serie “Stromboli”). Sono più spesso sollecitazioni della mente, rielaborazioni di impressioni, trasferimenti sulla tela di emozioni, frutto di riflessione sul rapporto con lo spazio, il tempo e la natura.

C’è un profondo legame tra ciò che dipingo e che scrivo, nonostante le modalità e i contenuti appaiano del tutto differenti. In entrambi i casi sono attratta dai contrasti e dalle contraddizioni che emergono dalla realtà. Se nella scrittura diventano interesse per i periodi storici di transizione, quando” il vecchio” sta morendo per far nascere “il nuovo”, nella pittura diventano un dialogo spazio/tempo, accostamenti di colore netti, conflitto uomo/natura, la predilezione di momenti particolari della giornata, quelli più veloci e di transizione come il tramonto e il crepuscolo. Il teatro mi ha insegnato a dipingere le atmosfere, che sono sempre qualcosa di più della somma di ciò che si vede, qualcosa di più della luce che ritraggono. Mi rendo conto che la mia ricerca ha molto a che fare con la “memoria”: il desiderio di tenere vivo quel filo invisibile evolutivo che ci permette di guardare al futuro. E forse inconsciamente l’esplosione dei colori e la loro nitidezza rappresentano un grido di aiuto della natura, oggi sempre più soffocata, deturpata e negata